venerdì 9 maggio 2014

Un industriale filantropo: Glisenti Bortolo

La Gazzetta di Trento, 11 marzo 1873

Necrologia - Avveniva nella Parrocchia di S.ta Giustina in Creto della Pieve di Bono il 3 marzo corrente la celebrazione del settimo in suffragio del defunto amico signor Glisenti Bortolo in Brescia nel dì 23 febbraio 1873.
Coronava questa mesta funzione tutto il Reverendo Clero della Parrocchia, nonché quello della Curazia di Cimego ed i reverendi padri Cappuccini di Condino. Il dolore per la perdita d'un benefattore dell'umanità attrasse quantità di popolo riconoscente. Ardevano Ceri sopra Sette altari ed in uno sei Sacrificii consumavansi sugli stessi in espiazione e commemorazione del decesso. Intervenne la Società Filarmonica di Creto e Strada che ne cantò le lugubri Liturgie Sacre, e tratto tratto faceva risuonare il Miserere del Verdi, riempiendo con sì flebili, armoniose e sublimi note l'anima dei presenti di lagrime imperiture.
Nel mezzo della Chiesa ergevasi sacra Pira contorniata d'infiniti ceri.
Nacque egli nel 1812 a Vestone di Valsabbia e percorsi gli studii delle scuole Elementari e tre anni di Scuole Latine presso un privato precettore sacerdote, s'avviò nella via di commercio produzione ferro, cui erasi dedicato il suo genitore Glisenti Giovanni.
Sorridendo la fortuna ampliò l'industria mediante compra di Edifizii in Lavenone di Valsabbia e da là nel Trentino in Ampola di Storo nel 1819; poscia in Condino nel 1826, e finalmente in Creto nel 1834, in Plubega nel 1836, in Morandino nel 1841 e Revegler nel 1843.
Veduta di Storo, anni '20
Ei fu di vasta ed operosa mente industriale, calcolatore sublime, d'istantanea percezione, di delicata intuizione, d'una onestà indescrivibile, d'animo grande ed amore indescrivibile verso l'inconsolabile superstite consorte signora Dorolice e figli Giovanni, Angelo, Achille, Teresina, maritata a Magnocavallo Fedele, fratelli, Angela, Battista, Cavalier Francesco, Costanzo e vari altri nipoti e parenti.
Quadrilustre dirigeva l'azienda di consumazione ferramenta attivata in Brescia dal 1820, frequentava colla merce sua prodotta le rinomate fiere di Reggio Estense e Sinigaglia, fu tra' primi a stringer relazioni mercantili colla Stiria e Carinzia, in allora al disotto dell'industria ferrifera lombarda dischiudendo loro le itali arterie ed ingigantendo dappoi col lasciar dietro a sè nel progresso i primi motori lombardi. Orbato dal genitore nel 1840 resse prosperamente numerosa famiglia sino al 1849.
Divisosi da fratelli nel 1851, modellò lo stabilimento in Creto sul progresso meccanico moderno attivando grand maglio alla russa, aria animatrice creata da Stantuffi, e nel 1854 tre batterie di cilindri pella stiratura del ferro.
Sopravvenuta la lotta del 1859, e diviso il Trentino dal Lombardo, naturale scalo fin da romani tempi della merce ferro prodotta nelle Giudicarie inferiori, da barriera daziaria, declinò quest'industria non potendo mantenersi nella concorrenza e per gli effetti di sfibrazione mercantile, che traccia dietro di sè la guerra.
La vasta sua mente punto non si smarrì pell'arenamento del commercio ferrifero ed impennò quello della produzione legnami da fabbrica, ed ora che vedeva fiorire quest'industria, animata da ben 30 suoi edifizii-Rassiche, producenti un 4,000 carri di merce all'anno e spuntare nuova alba pel commercio ferrifero, fatal morbo idrocardiaco troncò il filo de' suoi dì.
Sostenne la veste di consigliere della Camera di Commercio, del Municipio e di sindaco di Lavenone, rimettendo sopra retto cammino quella scombussolata amministrazione comunale. L'obolo delle sue industrie concorse allo splendore delle Chiese delle Grazie in Brescia, di Vestone e Lavinone in Valsabbia, di Santa Giustina in Creto e molte altre.
Concorse al movimento d'ogni Società progressista, non vessatore, né depauperatore dei suoi debitori, generoso soccorritore occulto ed aperto degli indigenti, pacificatore e moderatore disinteressato delle domestiche discordie private.
L'industria perdette un eletto suo inspiratore, la Società un integerrimo e filantropo industriale e cittadino, sua famiglia oltre un ottimo padre, fratello, sposo, e strenuo cultore di quella religione in cui fu battezzato, un mare di buon cuore e d'affetti generosi, ed il necrologista il primo cuore che amò ed amerà sconfinatamente in eterno.
Creto 4 marzo 1873
Romanelli Fernando