giovedì 7 novembre 2013

L'incendio di Lundo (seconda lettera)

"La Gazzetta di Trento", 23 luglio 1864

Stenico 20 luglio 
(Nostro carteggio particolare)

-Vi ho promesso ulteriori ragguagli sull'incendio di Lundo che ho annunziato li 12 corr., ma siccome l'Autorità penale investiga, non vi tratterrò in particolarità riferendovi le diverse voci che corrono. Non la sarebbe prudenza. Solo vi dirò che il danno può argomentarsi verso i 5.000 f. pei mobili, 6.000 f. pei stabili i quali sono d'altronde assicurati presso la Società Provinciale con f. 7.000. Se notate che anche i fieni, foraggi, attrezzi rurali erano in parte assicurati presso altre Società, questo disastro non porta realmente i danni che sono congiunti agli incendi.
Era già un anno che in questo Distretto non si bruciava, ma tale tratto era un' illusione di breve durata. In questo triste incontro non posso a meno di digredire dal fatto parziale, ad un fatto di generale interesse.
Se ben vi sovviene verso la metà di maggio 1862 avea dato alla vostra gazzetta un cenno per l'incendio di Stenico sotto il titolo "un sentito bisogno". In quello esponeva francamente una mia idea di distruggere, non col fuoco, ma con opera regolare, tutti i tetti di paglia; proponeva che la spesa venisse assunta dalla Società d'assicurazione, dal proprietario dello stabile assicurato e dal Comune. Non l'avessi detto! la mia fu chiamata stolida ed inopportuna proposta. Eppure a costo che ancor mi senta ripetere quell'inopportunità, vengo in campo con una seconda edizione dell'articolo, e perché coloro cui non accomoda possano misurar meglio la critica, mi diffonderò d'avvantaggio.
La mia proposta si disse strana, illegale, ingiusta. Strana perché sembra pazzia distruggere per riedificare senza che il fuoco vi avesse parte; illegale perché tal caso non è contemplato dagli Statuti, ingiusta perché specialmente la Società non può essere costretta a pagare ove non è obbligata, ed in tal modo si assoggetterebbe ad un risarcimento di danni non ancora avvenuti.
Queste obbiezioni paiono giuste, ma convien le battezzi nel caso nostro col nome di pedanti, come quello che stando alla lettera non lasciano fare uno slancio allo spirito di innovazione pel timore d'un ingiustizia.
E per ribatterle dirò primieramente che non scorgo altro mezzo per bandire gli incendi che distruggere l'incentivo, in secondo luogo che la mia proposta è il solo mezzo che risparmia alla Società grandi somme d'indennizzo e finalmente che nello stato attuale delle fabbriche a paglia è impossibile applicare le disposizioni di polizia sugli incendi e sulla sicurezza personale. E' quindi triplice vantaggio, quello della diminuzione dei delitti, quello d'un reale guadagno pegli interessati, quello della pubblica sicurezza.
E' un fatto, per primo, che avanti vent'anni, sebbene da tempo immemorabile tutti i villaggi del distretto fossero coperti a paglia, non si sentiva un caso d'incendio, oppure nei rarissimi casi si scoprisse sempre l'origine e questa era accidentale. Nel decorso ventennio invece quando venne il progresso, vennero anche gli incendii, e le cifre ufficiali vi darebbero un orrido prospetto sia degli infortuni, sia dei danni della Società Provinciale. Venne il bisogno di danaro e con esso il bisogno di ardere - si introdussero doppie società e quindi doppie bramosie di provarne i vantaggi. E qui non mi si incolpi di pubblica accusa, parlo coi fatti alla mano. Dio mi guardi che dica incendiarii coloro che s'abbruciarono e che incolpi direttamente un ceto, perché è assurdo volere che tutto un paese sia complice d'un incendio, che di cento famiglie incendiate, novantanove non sieno innocenti. - Dio mi guardi infine che ne incolpi la poca energia nelle investigazioni, perché ne furono condotte di rigorosissime, e l'Autorità fece luminosamente il suo dovere - ma nessuno fu mai condannato, anzi non si scoperse quasi mai una causa accidentale d'incendio. Non è quindi ingiusta sentenza che il fuoco è prodotto da un interesse, che le investigazioni non valsero a scoprirne la causa o l'autore, che il sospetto è pubblico, che i tetti di paglia costano poco, la Società d'assicurazione paga assai, una scintilla divampa interi paesi - che il danno dei colpiti è apparente, relativo, quasi mai reale - che poca somma alla mano vale per taluno più che un grande capitale sopra un tetto, che esso può da sè, con poca spesa, e ad intervalli riedificare.
Tolti perciò i tetti di paglia non si daranno più incendi che rari e limitati, facilmente scopribili nella causa e nell'autore, pochi i delitti, meno i sospetti, più onorato il distretto. Se esulteranno i fabbricatori di tegole, meglio per loro, e non temeranno di esser più fatti segno e sospetti.
Ora veniamo all'interesse della Società. I limiti che mi prefissi non concedono una lunga esposizione ma basti un cenno sommario. Dal 1842 al 1864 avvennero in questo Distretto 46 incendi, e senza notare le spese accessorie, la somma d'indennizzo pagata dalla Società supera i f. 290.000. Restano oggidì ancor 25 villaggi con tetti a paglia, notando che anche nei luoghi rifabbricati esistono caseggiati ancor d'antico costume, e di continuo pericolo ai nuovi. Ora senza offendere la suscettibilità d'alcuno si può far calcolo che in 12 anni saranno tutti preda delle fiamme. E' una crudele presunzione e Dio sperda il presagio! - Ma si basa sull'esperienza, e i tempi non si fanno migliori. Dati ufficiosi fanno salire a 130.000 f. il prezzo che questi futuri incendi farebbero scontare alla Società, pei soli tetti di paglia. -Questa somma è in ogni modo perduta per la Società.
Ora se togliamo quell'esca al fuoco e alla cupidigia, quell'indennizzo viene quasi per intero salvato. Così su due piedi non posso fare un piano sul modo di sopperire alla spesa, ma se esempligrazia per un terzo della spesa di costruzione (notisi bene non del prezzo d'assicurazione) intervenisse la Società, facilmente si ottiene l'intento. Gli altri due terzi verrebbero scompartiti tra il comune e l'assicurato. Utile deriva ad entrambi e se si opponessero, verrebbe lor chiamato a memoria che altra volta fecero mosse ufficiose offerendosi pronti a sottostarvi. E' importante per ora fissare una volta il principio, dipende poi dagli interessati il modificarlo e cercare i mezzi più ovvii e meno dispensioni con riguardo ai rapporti locali.
In fine con ciò si riduce ogni paese in assetto per l'applicazione delle vigenti norme di polizia sugli incendi. Il disordine esiste, e sommo; modificarlo è impossibile, conviene levarlo. Tale polizia farà sì che la sera non ci si addormenti con la morte alla gola, o si debba nel corso della notte assistere ad uno spettacolo, ove non si vede una lagrima di vera sciagura, ma solo si sente il lamento che il prezzo di assicurazione sia troppo basso. A suggello della dura verità si potrebbero notar fatti, che ricevuto il prezzo d'associazione molti quasi a disprezzo uscirono dalla Società per entrare in un' altra.
Mi si potrà opporre che tali progetti devono farsi direttamente alle Autorità, ma l'interesse è provinciale, ed ogni assicurato deve prima conoscerlo e predisporsi ad accettarlo, sebbene ingiusto gli sembri, qualora venga discusso dalla Dieta Provinciale ed approvato. (Torna alla prima lettera)