venerdì 22 novembre 2013

L'incendio di Lardaro - Terzo articolo

"La Gazzetta di Trento", 18 ottobre 1867

Tione, 14 ottobre
(Nostra corrispondenza particolare)

Raccolti questa mattina ulteriori dati sull'incendio che distrusse miseramente il paese di Lardaro, mi affretto a comunicarveli.
La popolazione della nostra borgata si trovava ieri l'altro di sera tranquilla pressocchè tutta nelle sue abitazioni, allorché una densa nube di fumo che s'innalzava rossastra nella direzione di Condino alla supposta distanza di due leghe allo incirca, rischiarava improvvisamente verso le ore 7 1/2 l'orizzonte sopra Tione accennando alla probabilità che in Breguzzo od in altro prossimo Comune fosse scoppiato un incendio. Mancavamo però d'ogni notizia; se non che il crescere sempre più del funesto bagliore cambiò la probabilità in certezza. Fu allora un accorrere generale; al giungere in Breguzzo ebbimo la triste notizia che un terribile incendio era scoppiato a Lardaro, il quale avea di già invaso l'intero paese e che vana sarebbe tornata ogni opera di salvamento.
Raddoppiato il passo verso quest'ultimo comune, pur troppo ci accorgemmo che la colonna di fiamme che si andava sempre più ingrossandosi ed estendendo, sovrastava al paese di Lardaro, lasciandone fin d'allora prevedere la totale sua distruzione.
Giunti sul luogo, ov'era accorso il dirigente dell'I. r. Pretura di Tione signor attuario Kofler in rappresentanza del signor Pretore assente in permesso, con vari altri impiegati, uno spettacolo tremendo e commoventissimo si presentava: la contrada di Lardaro dalla quale sola è formato il paese, convertita in un' ardente fornace, illuminava di un triste bagliore i monti sovrastanti. Un sol gruppo di case rimase intatto all'estremità del paese nella direzione di Roncone e la loro salvezza deve ascriversi alla circostanza che tutto ad un tratto il vento cangiò direzione rivolgendosi da ultimo da settentrione a mezzogiorno. Il resto non è che un ammasso di macerie: ché l'interno dei fabbricati è tutto distrutto e null'altro rimase fuorché le esterne muraglie le quali anche esse la gran parte minacciano rovina, per cui nell'interesse della sicurezza personale sento essersi provvidamente disposto d'ufficio l'atterramento di alcune delle stesse.
Come vi ho scritto in fretta ieridì il numero delle case danneggiate ascende a 40 ed a circa 85 le sgraziate famiglie le quali però nella loro miseria ebbero il momentaneo sollievo di venire ricoverate parte nel vicino comune di Roncone, parte nella frazione di Fontanedo colle quali due ultime popolazioni quella di Lardaro trovasi in gran parte in più o meno stretta parentela. Anche le casine di montagna che in gran numero si trovavano nelle vicinanze del paese e dove tuttora viene custodito il bestiame, formano per alcuni di quegli sventurati l'interinale loro abitazione.
Grazie alle premure datesi poté essere messa in salvo pressoché la metà degli oggetti di ammobigliamento, della biancheria e degli utensili di casa.
Il coperto della chiesa venne interamente distrutto, così pure le sue finestre e porte. Le muraglie esterne della medesima si mostrano abbrustolite; intatto però conservossi l'interno della medesima, e così pure i sacri vasi ed arredi che furono messi in salvo. Il campanile apparisce conservato, ma pel grave danneggiamento sofferto dalla sua cupola caddero a terra e si spezzarono le tre campane delle quali era provvisto. Della canonica rimasero intatti il piano terra ed il primo piano, distrutti all'incontro i due piani superiori. La cancelleria comunale venne pressoché distrutta, fu però dato sottrarre alle fiamme il suo archivio contenente fra altro anche le mappe catastrali e questo fu consegnato per la debita custodia al comandante della vicina fortezza.
La causa si ritiene generalmente accidentale. Al forte vento che in sul principio spirava da mezzodì, alla difettosa costruzione di gran parte dei fabbricati, ed alla assoluta deficienza di idonee pompe idrauliche, - che ad onta di tanti tristi esempi che si hanno quasi giornalmente sott'occhi si lasciano tuttora mancare in altri Comuni - devesi ascrivere l'estensione generale dell'incendio.
Sollecito comparve sul luogo del crudo disastro un distaccamento dell'i.r Gendarmeria da Tione, parte della quale continua tuttora il suo servizio in Lardaro dove rimarrà fino a che dell'incendio rimanga viva favilla. Non meno pronte ad accorrere a Lardaro furono una pattuglia di gendarmi da Condino ed una della guardia di finanza da Daone, le quali tutte valsero a mantenere l'ordine ed a esercitare una rigorosa sorveglianza sugli oggetti che poterono venire sottratti al fuoco e messi in salvo.
Crederei mancare ad un sacrosanto dovere se non vi ripetessi quì di quanto vantaggio tornassero le disinteressate, abili e spontanee prestazioni degli egregi Ermete Martinelli farmacista di Roncone, Giovanni Pizzini mugnaio dello stesso luogo, e Carlo dottor Pagnoni di Creto cessato Agente forestale di Condino, i quali tutti, nulla curanti le più aspre fatiche, con evidente pericolo della propria persona, gareggiarono a vicenda nel recare soccorso col consiglio e principalmente coll'opera loro continuata ed indefessa durante tutta la catastrofe.
Il danno si fa ascendere a pressoché fior. 60.000. Le assicurazioni al patrio istituto si calcola importino la metà di questa cifra.
Se si considera la desolazione della infelice popolazione di Lardaro pella totale distruzione delle proprie abitazioni, se si riflette alla rigidezza della stagione nella quale maggiore si appalesa la sofferenza, se finalmente calcolasi il tempo in cui avvenne l'infortunio, nell'istante cioè che ogni famiglia avea raccolte nella propria casa le derrate per cui maggiore si manifesta il danno, ognuno potrà farsi una giusta idea dello stato lacrimevole in cui trovansi questi disgraziati molti de' quali, carichi di famiglia, attendono con ansietà una mano pietosa che venga in loro soccorso.